Michele Elio De Tullio, Avvocato – De Tullio & Partners – Intellectual Property Attorneys, Roma

Il recente studio IP Contribution Study, pubblicato nell’ottobre 2013 dall’Osservatorio Europeo sulle Violazioni dei Diritti di Proprietà Intellettuale e realizzato in collaborazione con l’Ufficio Brevetti Europeo (EPO), ha analizzato il contributo delle cosiddette IPR Intensive Industries – vale a dire le imprese a sfruttamento intensivo dei diritti di proprietà intellettuale – all’economia europea. Lo studio ha mostrato che tali imprese sono in grado di generare nel mercato comunitario: il 26% di posti di lavoro in più rispetto alle altre imprese; il 35% del totale della nuova occupazione; un incremento del 39% dell’intero prodotto interno lordo; salari per i propri addetti del 40% superiori rispetto a quelli pagati dalle altre imprese ed esportazioni pari al 90% del totale delle esportazioni delle imprese comunitarie. D’altro canto, tali imprese sono oggi sottoposte a un attacco senza precedenti; International Chamber of Commerce ha stimato che il danno generato dalla contraffazione e dalla pirateria all’economia globale è pari a un trilione di dollari e comporta la perdita di 2.5 milioni di posti di lavoro nel mondo.

La rete internet è sempre più spesso il luogo nel quale si verificano violazioni di diritti di proprietà intellettuale. In internet, un ruolo fondamentale è ricoperto dagli Intermediari, vale a dire da coloro (motori di ricerca, social network, sistemi di pagamento online, piattaforme e-commerce) che offrono agli operatori e agli utenti servizi per poter accedere o utilizzare la rete, promuovere e commercializzare beni e servizi. Gli Intermediari sono i destinatari di diversi provvedimenti legislativi e giurisprudenziali degli ultimi anni, finalizzati alla riduzione delle violazioni di diritti di proprietà intellettuale in rete. In linea di principio, la normativa stabilisce che non sussiste obbligo di sorveglianza ex ante degli Intermediari, i quali non sono tenuti a un controllo preventivo sui contenuti immessi in rete; tuttavia sono tenuti alla rimozione ex post dei contenuti illeciti, una volta che ne siano venuti a conoscenza.

Per evitare il coinvolgimento in controversie giudiziarie da parte di utenti che, a diverso titolo, lamentano la violazione dei propri diritti e la mancata collaborazione nel contrasto ai comportamenti illegittimi, da qualche anno gli Intermediari – in particolare social network e motori di ricerca – si sono dotati di specifici servizi di assistenza interni che svolgono accurate istruttorie sulle violazioni, adottano procedure semplificate per verificare le eventuali violazioni e cooperano con i detentori dei diritti per la pronta rimozione dei contenuti illegittimi. Tramite la compilazione e l’invio di moduli appositamente predisposti, è possibile avviare segnalazioni di contenuti illeciti in maniera semplice e veloce.

YouTube ha introdotto una specifica sezione all’interno del proprio sito dedicata al copyright e alle sue possibili violazioni. In questa sezione è possibile gestire i contenuti caricati, fare segnalazioni, notifiche e contro-notifiche per violazione di copyright, nonché ricevere assistenza riguardo contenuti eventualmente rimossi. YouTube avverte gli utenti che, a seguito del ricevimento di tre avvertimenti riguardanti la violazione di copyright altrui, l’account viene sospeso e tutti i video caricati sul sito vengono eliminati. È inoltre vietato creare nuovi profili ai possessori di account sospesi. Facebook si occupa di copyright e delle sue violazioni in una specifica sezione, accessibile dalla pagina Facebook di ciascun utente, all’interno della quale sono presenti informazioni di base sul copyright e collegamenti ipertestuali a siti istituzionali sui quali trovare maggiori informazioni. Vi è anche una sezione dedicata alla procedura di segnalazione di contenuti in violazione di copyright altrui, dove è possibile reperire moduli per la segnalazione online. È prevista un’ulteriore procedura che consente di segnalare eventuali casi di appropriazione di identità altrui. Google si è dotata di una procedura semplificata di segnalazione e rimozione dei contenuti illeciti. In particolare, Google collabora con il progetto “Chilling Effects”; tale progetto – intrapreso dalla Electronic Frontier Foundation in collaborazione con diverse università tra cui Harvard, Stanford, Berkeley – è uno strumento, rivolto ai destinatari di segnalazioni e rimozioni di contenuti illeciti, che si propone di aiutarli a comprendere le procedure e i meccanismi di rimozione dei contenuti; inoltre offre un database che raggruppa le segnalazioni e i casi di rimozione dei contenuti illeciti e illustra le principali novità normative e giurisprudenziali riguardanti la violazione di copyright online.

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