Stefano Fanfani, European Patent and Trademark Attorney – FANFANI Srl, Firenze

È generalmente accettato che una parte non trascurabile, anzi, spesso assai rilevante, del valore di una impresa sia costituita dai suoi assets intangibili; fra questi i titoli di proprietà industriale rivestono un ruolo preminente, ovviamente insieme all’avviamento commerciale e al know-how aziendale specifico.

Ci riferiamo in particolare ai marchi, ai brevetti ed alle registrazioni di industrial design, titoli validi nel nostro Paese, ma in molti casi estesi anche all’estero; tutelarne l’integrità equivale a tutelare il valore della propria azienda.

Il world wide web, sia di prima che di seconda generazione (quello dei social media, per intendersi) è oramai indissolubilmente legato ad ogni attività commerciale, con effetti che, se trascurati, possono influire assai negativamente sul patrimonio intangibile delle aziende. È noto che Internet abbatte le distanze territoriali e rende possibile a molti un accesso rapidissimo ad informazioni che altrimenti sarebbe stato difficile reperire.

Il web, visto spesso dall’impresa come una semplice vetrina nella quale mostrarsi ai propri clienti, agli occhi dei contraffattori di tutto il mondo è invece un vero e proprio catalogo di modelli da copiare.

Il rischio di contraffazione dei prodotti mostrati nei siti aziendali è dunque elevatissimo, in particolare per i prodotti nel campo fashion e luxury goods, settori nei quali la contraffazione infligge danni importanti.

Sfortunatamente la volontà delle aziende di estendere all’estero la protezione dei propri prodotti innovativi viene fortemente contrastata dagli oneri economici richiesti per l’operazione. Ci troviamo, infatti, in una condizione opposta a quella presente sul web, dove i costi per superare le frontiere geografiche sono irrisori.

A questo si deve aggiungere che le norme vigenti praticamente in tutto il mondo impongono tempi molto ristretti per decidere se estendere o meno un brevetto all’estero; nella maggioranza dei casi non è possibile verificare prima se un prodotto avrà successo e poi decidere di estenderne la protezione; si rischierebbe di non fare in tempo. In molti paesi esteri la tutela del design richiede infatti il requisito della novità assoluta.

Nonostante le attuali politiche governative prevedano forme interessanti di incentivazione pubblica per l’estensione estera dei titoli di proprietà industriale, una protezione globale per molte imprese resta ancora economicamente troppo impegnativa. L’azienda deve quindi scegliere sulla base delle risorse disponibili, nel quadro dei propri budget pluriennali.

Per affinare il ragionamento occorre effettuare delle distinzioni, principalmente in base alla tipologia di impresa; infatti per molte aziende di e-commerce del nostro Paese, il web non si limita al ruolo di vetrina o di piazza di incontro, ma si configura come il canale di vendita privilegiato di prodotti che assumono notorietà principalmente proprio in virtù del canale di commercializzazione.

In questo caso assume un ruolo prioritario la protezione del marchio proprio della società di commercio on-line, insieme alla protezione dei nomi a dominio, sia quelli effettivamente usati per l’attività che quelli, anche solo potenzialmente, confondibili.

La nostra esperienza professionale ci dice però che, assai spesso, l’attenzione di molti imprenditori, specialmente se esportatori, è rivolta principalmente alla protezione dei propri marchi, trascurando invece la protezione delle proprie idee più creative, attorno alle quali si sviluppa l’ attività.

Pur senza trascurare l’importanza di coordinare alla diffusione dei prodotti, o dei servizi, la definizione di validi segni distintivi, osserviamo che le imprese non notorie si vedranno sottrarre più facilmente uno specifico prodotto, un’idea accattivante, piuttosto che un marchio che è ancora ignoto ai più.

Le estensioni estere delle registrazioni di industrial design sono quindi gli strumenti privilegiati di tutela del patrimonio intangibile aziendale..

Diventa quindi indispensabile preventivare con attenzione i costi di ogni protezione estera, per una scelta consapevole delle azioni e per avere la certezza, dal punto di vista aziendale, di tutti gli investimenti per la tutela dei diritti di proprietà industriale. Occorre anche ricordare come la preventivazione debba tenere conto dello scaglionamento nel tempo delle spese da sostenere nei diversi Paesi esteri.

Trattandosi di una materia molto particolare è improbabile che una azienda abbia la proprio interno tutte le conoscenze necessarie per pianificare con attenzione i propri investimenti a tutela dei propri diritti di esclusiva; l’interlocutore più indicato con il quale consultarsi è senza dubbio il Consulente in Proprietà Industriale.

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