Simona Cazzaniga ed Elisa Actis Giorgetto – Studio Legale Sutti, Milano

L’Italian Sounding è l’evocazione di una sensazione di italianità in prodotti alimentari che con l’Italia però non hanno nulla a che fare. La volontà da parte di molti produttori di “italianizzare” l’aspetto esteriore dei loro articoli dipende dal fatto che l’origine italiana di un prodotto ha solitamente un forte appeal sul consumatore straniero che è così incentivato all’acquisto.
Ovviamente sono i prodotti italiani per eccellenza (come il Parmigiano, i formaggi, i dolci, la pasta, l’aceto balsamico, i vini oltre ad alcune tipologie di prodotti moda) ad essere maggiormente colpiti.
Come noto ormai la contraffazione tende a manifestarsi sempre di più nel commercio virtuale – in cui è ancor più difficile e complesso creare un sistema di controlli efficace e efficiente – che sul mercato reale. Arriva così dal web la nuova offensiva dei falsi prodotti alimentari DOP e IGP.
Sulla questione, abbiamo scelto due casi che riteniamo particolarmente idonei a mettere in luce i caratteri del fenomeno.
Il primo, riguarda la vendita online (principalmente in Nuova Zelanda e Australia) di kit per produrre vino e formaggi italiani partendo da polverine liofilizzate. L’acquirente online è indotto a considerare prima facie autentiche la genuinità e l’italianità del prodotto e solo le scarne indicazioni in etichetta riconducono a zone di produzione e di commercializzazione che si trovano in Gran Bretagna, Usa e Australia e che quindi nulla hanno a che fare con l’Italia. Ad essere danneggiate sono anche le aziende italiane che si vedono sottratti mercati nei quali il vero made in Italy potrebbe trovare spazio.
Il secondo riguarda invece l’iniziativa della Società ICANN Usa (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) che gestisce il rilascio di suffissi internet e che punta a mettere all’asta una serie di domini quali .wine”, .vin”, “.food”, “.cheese” e altri. L’allarme è stato lanciato pochi mesi fa dall’AICIG (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche) e dalla Federdoc (Federazione dei vini a denominazione d’origine) le quali hanno denunciato la possibilità di registrare indirizzi come “prosciuttodiparma.food“, “prosecco.wine” o parmigiano.cheese” senza alcun legame con i prodotti originali. I nuovi indirizzi rischiano dunque di sovrapporsi alle denominazioni dei prodotti originali, aprendo un nuovo fronte di confusione nel consumatore internazionale che risulterebbe sempre meno in grado di distinguere il vero prodotto made in Italy dalle sue imitazioni. Sul tema si è pronunciata la responsabile UE per l’Agenda digitale, auspicando una «discussione sostanziale» fra i rispettivi uffici per capire come l’ICANN intenda procedere, in modo che i criteri a tutela delle indicazioni geografiche vengano rispettate e comunque trattati alla stregua degli altri diritti di proprietà intellettuale. L’iniziativa del Commissario UE segna così un nuovo importante passo avanti su un tema che finora aveva coinvolto solo gli organismi di tutela italiani.
Il commercio online mondiale, secondo le ultime stime, è stato, per il 2013, un trilione di euro. In Italia ha raggiunto un volume di affari di 21 miliardi di cui 253 milioni nel settore alimentare.
Al di là dei confini dell’ UE il fenomeno si manifesta in modo ancor più pervasivo.
Proprio per questo nel 2013, l’Unione Europea e il Canada hanno raggiunto un’intesa su un accordo di libero scambio (Comprehensive Economic Trade Agreement) che entrerà in vigore nel 2015[1].
Sulla scia dell’accordo con il Canada, nel luglio 2013 sono iniziate le trattative per i Tranasatlantic Trade Investment Partnership, ossia un accordo volto a agevolare gli scambi commerciali tra USA e UE che dovrebbe comprendere – tra l’altro – la tutela di numerose DOP e IGP europee.
Infine anche la DGLC-UIBM (Direzione Generale per la Lotta alla Contraffazione), in collaborazione con Federalimentare, ha realizzato nel 2013 un progetto volto a contrastare il fenomeno dell’Italian Sounding in Russia, visto il crescente interesse di tale mercato nei confronti dell’industria alimentare italiana.

[1]        Gli elementi di maggiore interesse saranno l’eliminazione di oltre il 99% dei dazi oggi esistenti tra le due aree economiche e una maggiore protezione in tema di proprietà intellettuale da parte canadese. In particolare, in tema di tutela delle indicazioni geografiche, il Canada si è impegnato a riconoscere più di 140 indicazioni geografiche europee, tra cui circa quaranta italiane.

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