Maria Antonella Incardona e Angela Zampetti, Avvocati e Consulenti in Marchi e Modelli
e di Emidia Di Sabatino, Avvocato – Luppi & Crugnola Srl, Modena, Bologna, Milano

Il servizio di microblogging Twitter (www.twitter.com) dà la possibilità agli utenti di condividere contenuti ed interagire attraverso singoli post di 140 caratteri. Si tratta di uno strumento con grandi potenzialità per le aziende, ma che nasconde alcune criticità per quello che riguarda la tutela dei marchi.

Per attivare il servizio l’utente deve scegliere un nome account, assegnato con il criterio del first-to-file: se il nome non è stato già scelto da altri sarà disponibile e liberamente appropriabile. Ciascun utente è dunque individuato su Twitter con un @nomeaccount, a cui corrisponde una pagina personale all’indirizzo www.twitter.com/nomeaccount, caratterizzata da Bio (breve biografia), avatar (immagine abbinata all’utente) e sfondo personalizzabili. Nell’ambito di tali personalizzazioni, l’utente potrebbe utilizzare marchi o segni distintivi aziendali senza autorizzazione.

Twitter, pur dichiarandosi non responsabile per il comportamento degli utenti (si legge nei Termini di Servizio “Twitter non è tenuto al monitoraggio o al controllo dei Contenuti postati tramite i Servizi e declina ogni responsabilità in merito a tali Contenuti”) ha una policy interna per la gestione dei conflitti relativi all’utilizzo di marchi altrui, denominata – nella versione in italiano – “Politica sui marchi registrati“. Si tratta di un controllo a posteriori, da attivarsi a cura della persona interessata.

Si tratta di un’opportunità solo per i titolari di marchi registrati; il modulo di contestazione, compilabile online, prevede difatti – tra i dati richiesti – l’indicazione di un numero di registrazione “locale o internazionale”, anche se la titolarità di una registrazione internazionale non corrisponde ad una effettiva esclusiva nei singoli paesi designati. Si tratta probabilmente di una incongruenza basata sull’equivoco linguistico legato al termine “Registrazione Internazionale”, ma di fatto corrisponde alle policy attuate anche da altri soggetti.

A seguito della segnalazione Twitter analizza il contenuto dell’account e, quando vi è un chiaro intento di trarre in inganno gli altri attraverso l’uso non autorizzato di un marchio, sospende l’account o lo rilascia al titolare del marchio.

I titolari di marchi in status di domanda o di marchi di fatto non possono dunque effettuare una contestazione basata sulla “Trademark policy”; il relativo modulo di contestazione tuttavia suggerisce la possibilità di segnalare l’uso non consentito di un marchio non registrato con una segnalazione per “Furto di identità”.

Tramite un apposito modulo online per segnalazioni di “Furto di identità” (“Impersonation policy“) si ha la possibilità di contestare il furto di identità di una azienda/organizzazione/marchio, e ciò quando il nome dell’azienda, del marchio o dell’organizzazione è utilizzato:

– nel nome dell’account
– nel @nomeutente dell’account,
– nella Bio dell’account
– nello sfondo dell’account
– nell’avatar o in altra immagine dell’account
– nell’URL dell’account.

La cosiddetta “impersonificazione” si concretizza solo quando un utente, tramite il proprio account, finge di essere un’altra persona o entità con finalità confusorie o ingannevoli; se ciò accade, Twitter può permanentemente sospendere l’account in questione (o trasferirlo all’eventuale legittimo titolare). L’account contestato non sarà invece rimosso se l’utente condivide esclusivamente il nome dell’altro soggetto, senza altri punti in comune, o se nel profilo è chiaramente indicato che lo stesso non è affiliato o connesso a persone con nomi simili. Affinché ci sia impersonificazione, nel senso inteso da Twitter, l’utente dovrà, pertanto, anche fingere di essere un’altra persona o entità al fine di indurre in errore o ingannare.

E’ infatti espressamente previsto che gli utenti possano creare account Twitter a scopo di parodia, per newsfeed, commenti o fanpage, a condizione che tali account rispettino i seguenti requisiti:

– l’avatar non dovrà essere il marchio o il logo esatto a cui “si ispira”;
– il nome dovrà contenere termini quali “non”, “falso” o “fan”, in modo da chiarire che non si tratta di una pagina ufficiale
– la biografia deve includere una dichiarazione in tal senso, come ad esempio: “Questa è una parodia”, “Questa è una fan page”, o “Non è affiliato con…”

Se un nome utente che corrisponde ad un marchio in status di domanda o di fatto è utilizzato da un account inattivo, non se ne può ottenere il trasferimento sulla base della policy interna di Twitter; si dovrà dunque pensare ad una variante e magari sperare nei rilascio del nome utente inattivo (è in programma per il prossimo futuro, ma non si sa quando, il rilascio da parte di Twitter dei numerosissimi nomi utente inattivi).

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