Alberto Improda, Avvocato – Studio Legale Improda,  Milano, Torino, Roma, Treviso

Le PMI italiane, nell’attuale frangente storico, si trovano ad affrontare una sfida di portata epocale.

I cambiamenti politici su scala internazionale della fine del secolo scorso, la diffusione a livello globale delle più moderne tecnologie, l’emergere di Paesi di nuova industrializzazione hanno negli ultimi lustri impartito una brusca accelerazione alla globalizzazione dell’economia, fenomeno storicamente già in atto dal Secondo Dopoguerra. I Paesi occidentali sono così oggi chiamati ad un profondo ripensamento dei propri modelli di sviluppo e, per fare fronte alla concorrenza delle economie di nuova generazione, particolarmente competitive nella produzione di beni a basso valore aggiunto, si trovano costretti a spingere sempre di più sulla qualificazione delle proprie produzioni.

Anche in Italia, insomma, la Qualità – intesa nella sua accezione più ampia  – viene ad assumere un ruolo ben più importante di quello rivestito in passato, divenendo sostanzialmente il principale driver per la competitività del Paese e delle sue imprese.

Le nostre piccole e medie imprese (PMI), per affermare la qualità delle proprie produzioni, hanno comunque a disposizione un’arma del tutto peculiare e particolarmente efficace: la propria Italianità.

Si può discutere in cosa consista questa Italianità (Made in Italy, Projected in Italy, Italian Soul, etc.), ma rimane fermo il principio di fondo: le imprese italiane, per il solo fatto di essere tali, solitamente godono di un qualche vantaggio competitivo sui propri concorrenti.

E’ poi stata da più parti evidenziata l’importanza del rapporto tra Italianità e Cultura: è soprattutto il nostro patrimonio culturale, in senso lato, che rende l’Italia un simbolo di eccellenza nel mondo, con un  gradiente reputazionale di unicità ed irripetibilità che si riversa anche sulle sue imprese.

Si è autorevolmente scritto: “Perché nonostante tutto il nostro brand va fortissimo? E di che cosa è fatto questo brand? Vi sembrerà strano ma la parola che lo riassume è una sola: Cultura. Noi siamo il Paese della Cultura. Ovunque nel mondo” (Armando Massarenti); e si legge nel Rapporto Federculture 2012: “L’Italia nel mondo è l’arte e le sue città. E’ conosciuta per il colonnato del Bernini, per i Sassi di Matera e per il Duomo di Milano. Abbiamo uno straordinario brand, che è ancora forte nell’immaginario internazionale e nella capacità di penetrazione commerciale. Come il marchio Ferrero o Armani richiamano la qualità italiana nell’industria dolciaria  e nella moda, così la costiera amalfitana, il Salento, il Colosseo sono un patrimonio di visibilità, di reputazione nel mondo di cui ancora non ci rendiamo conto” .

Le nostre PMI, per vincere la sfida dei mercati, devono dunque puntare sulla Qualità e sulla propria Italianità, riversando in qualche modo nel mondo dell’impresa il patrimonio della Cultura italiana; a tale riguardo, in questo peculiare e certamente difficile sforzo, le imprese italiane possono trovare strumenti di indubbia efficacia nei Diritti di Proprietà Intellettuale (IPR – Intellectual Property Rights).

Molte PMI italiane si sono già poste su questo sentiero e riescono ad affermarsi sui mercati internazionali puntando sulla Qualità delle proprie produzioni e sulla propria Italianità, portando in azienda un sostrato di Cultura e tutelando i propri interessi in forza degli IPR.

Possiamo considerare emblematico il caso di una PMI veneta, che realizza prodotti di estremo pregio e progettati da designer di fama internazionale, tutelandoli in forza di più strumenti IPR.

Così, recentemente, tale impresa (che indicheremo come ALFA) ha attaccato in via cautelare dinanzi al Tribunale di Venezia una concorrente che agiva in violazione dei suoi diritti.

ALFA, a difesa della propria produzione, ha azionato sia i propri marchi sia il diritto d’autore, oltre alla normativa sulla concorrenza sleale.

Il Tribunale di Venezia ha, nella sede a cognizione sommaria, accolto le istanze di ALFA, concedendo i provvedimenti da essa richiesti in forza sia dei diritti sul marchio sia della tutela autorale; quest’ultimo aspetto appare di particolare interesse, perchè in qualche modo attinente a quel connubio tra Qualità, Cultura e IPR che le PMI sono oggi chiamate a ricercare.

Il Giudice veneto si è posto nel solco della giurisprudenza della Suprema Corte, ai sensi della quale “per la protezione della legge sul diritto d’autore è sufficiente che il requisito della creatività sussista in misura anche modesta. E’ sufficiente una individualità di rappresentazione, che l’autore abbia organizzato in modo nuovo elementi già appartenenti al patrimonio culturale comune” (Cass. 7077/1990).

Il Tribunale di Venezia, in particolare, ha esplicitamente affermato come “particolare meritevolezza estetica abbia quell’opera di design che sia idonea a suscitare nel pubblico emozioni estetiche elevate”.

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