Alda Tola, Consulente in marchi – APTA Feltrinelli & Brogi, Verona
Il web rappresenta ormai da tempo il palcoscenico digitale universale su cui si sviluppano con una rapidità sorprendente scenari della vita reale. Internet e l’accesso al mondo digitale sono diventati senza dubbio uno strumento essenziale per lo svolgimento delle attività imprenditoriali e la loro riuscita. I vantaggi di competitività che si acquisiscono con la presenza e una buona visibilità sul web sono ormai chiari agli operatori economici di ogni settore che hanno perciò tentato di sfruttare al meglio le incredibili potenzialità di questo mondo-mercato virtuale “privo di barriere” e dalle sorprendenti opportunità di espansione commerciale.
Vi è stata infatti, negli ultimi anni, una rincorsa affannosa alla registrazione di nomi a dominio su una molteplicità di “top levels” e “country codes”, non solo da parte degli operatori economici ma anche, e soprattutto, da parte dei contraffattori per i quali il web rappresenta l’habitat ideale per l’anonimato che offre, la celerità di scomparsa e la facilità di far perdere le tracce, il tutto a costi bassissimi.
Consapevoli dell’importanza che riveste per le imprese quella parte rilevante di asset aziendali costituita dal portafoglio dei “nomi a dominio” e dei marchi, i contraffattori di ogni genere non hanno tardato a sfruttare il web per usurpare pericolosamente il mercato on-line e lucrare a discapito delle imprese.
La gestione del mercato virtuale, anche per l’incessante evoluzione di internet, si è dunque rivelata difficile e più complessa di quanto le imprese potessero pensare. Esse non erano pronte a tale velocità di evoluzione e sono state colte impreparate alle diversissime problematiche del web e alle continue novità introdotte in questo ambito.
Lo si è visto negli ultimi due anni con la liberalizzazione dei nomi a dominio generici da parte di ICANN (i.e. l’ente preposto alla gestione e il coordinamento dei domini a livello mondiale) che ha rivoluzionato il mondo internet e portato alla riconfigurazione del panorama di Rete offrendo la possibilità di non essere solo dei Registrant ma di diventare dei veri e propri Registry di domini.
Il programma messo a punto da ICANN, che ha autorizzato il lancio di numerosissime estensioni costituite da parole chiavi, quali “.fashion”, “.book”, “.cars”, “.clothing”, ecc. e l’introduzione dei “.brand” (e.g. “.ferrari”, “.olympus”, “.barclays” ecc.), anche in caratteri non latini, per consentire alle aziende di utilizzare il proprio marchio quale estensione dei propri domini, ha molto cambiato la prospettiva di approccio con questi ultimi e quella dell’utilizzo che se ne possa fare in un futuro assai prossimo.
Sebbene possa essere di facile intuizione capire i vantaggi che offre l’estensione dei domini generici, il cui bacino era diventato saturo, non è cosi facile trovare delle risoluzioni ai seri problemi annessi che si pongono e con cui le aziende si troveranno ora a dover fare i conti.
L’allargamento della base dei domini, ha suscitato infatti parecchie polemiche, soprattutto in riferimento a quelli generici che si prestano a facili registrazioni da parte di non aventi diritto (e.g. “.car.nomeazienda”), sia per illecita attività di contraffazione, sia per utilizzarli quale merce di scambio e di profitto con le aziende alle quali hanno usurpato le estensioni dei domini con i loro stessi marchi.
Tuttavia, nonostante sia possibile recuperare in qualche modo i domini attraverso le azioni legali o le procedure di arbitrato, l’onerosità di queste ultime è sconfortante.
Per permettere alle aziende di garantirsi un diritto di prelazione per la registrazione dei propri marchi nelle estensioni desiderate e prevenire eventuali abusi, è stata istituita la “Trademark Clearinghouse” presso cui è possibile registrarsi ed iscrivere i propri marchi allo scopo di (i) azionarli durante i c.d. periodi di “sunrise” e (ii) usarli per l’istituzione dei servizi di sorveglianza che permettono l’intercettazione delle registrazioni di domini contenenti i marchi oggetto di sorveglianza.
Per affrontare quindi la complessità della situazione in essere è assolutamente necessario per le aziende definire strategie di azione e di tutela in modo da preservare al meglio il proprio patrimonio aziendale.